Introduzione
L' "Abaco" o Regolamento estetico del Centro Storico risale al 1999. Esso si colloca come strumento propedeutico d’integrazione all’elenco dei criteri per la valutazione paesistico-ambientale dei progetti, approvato dalla Regione Lombardia nel 1977 e delegato nella gestione al controllo diretto degli Enti Locali. Sinteticamente lo studio può riassumersi in tre fasi: la prima consistente nell’analisi conoscitiva del soggetto, la seconda nel rilevamento e nell’analisi degli elementi che lo caratterizzano, la terza nella stesura per così dire di “consigli” cui riferirsi, quando a questi elementi si pone mano, ossia l’Abaco.
Il centro Storico, che il P.R.G. circoscriveva alla zona “A”, ricalca per Trezzo l’insediamento urbano rilevato nel 1721 dal Catasto di Carlo VI (Teresiano), e corrisponde all’area che dallo sperone del castello, con salto saliente, comprende l’abitato tra le vie Sala, Biffi, Gramsci, vicolo Chiuso, che risvolta e include il parco comunale della Biblioteca, la cui scarpata si ricongiunge allo sperone. A tale perimetro si aggiungano le isole, corrispondenti agli agglomerati colonici della Rocca e di via Cavour, alle presenze paleoindustriali di via Bazzoni e all’ex collegio Mariani, ad esclusione (inspiegabile) di villa Cavenago. Per Concesa la zona “A” ricalca il rilievo teresiano concentrato per lo più sulle vie Manzoni e Bassi.
Nel caso di Trezzo il secolo XVII cancella e ingloba nell’espandersi le antiche perimetrazioni del borgo, connotando fortemente gli edifici, cui Settecento e Ottocento non fanno altro che aggiungere stilemi propri, senza considerevoli aumenti di volumetria, ad eccezione delle case da nobile. Sul finire dell’Ottocento l’apertura della tessitura Bassi innesca un processo disgregante, culminante negli anni Sessanta del Novecento nella composizione dell’attuale piazza Libertà, accerchiata su tre lati da edifici multipiano avulsi dal contesto.
Lo stesso dicasi del più recente opificio Baghetti, precisamente del reliquato che rimane tra le vie S. Marta e Trento Trieste, recuperato ad altro uso.
Di più modesto impatto, ma similmente impropria, la presenza di alcune palazzine nelle vie Dante, S. Marta, Torre, Valverde, edificate a partire dagli anni Sessanta del Novecento.
Questi pochi dati introducono la conoscenza, cui segue l’indagine sugli elementi caratterizzanti l’area che, per facilitarne lettura e consultazione, è stata divisa in sette comparti, corredati da cartografia e campagna fotografica. Gli elementi, ossia le rilevanze architettoniche ed ambientali proposte nei comparti per una particolare salvaguardia, sono stati suddivisi a loro volta in sei categorie: intero fabbricato, facciata, elemento architettonico puntuale, inserto antichi percorsi e accessi corti, giardini, parchi storici. Esemplificando, tra i fabbricati per Trezzo rientrano ad esempio la casa Valvassori, in angolo tra piazza Libertà e via S. Caterina, e l’edificio colonico Cavenago, posto di fronte alla Torre dei Mazza, tra l’omonima via e la via Giovane Italia, mentre per Concesa la casa Lattuada (poi Arconati). Tra gli elementi puntuali rientrano ad esempio la porta medioevale di S. Marta e la ciminiera Baghetti. Tra gli antichi percorsi si ricorda l’entrata secondaria alla villa Crivelli (Biblioteca) da via Appiani, che in un recente passato si sdoppiava in un sentiero belvedere che conduceva alla Rocca.
La seconda fase è contraddistinta dallo studio degli elementi caratterizzanti, che dallo “zoccolo” dell’edificio fino al “tetto” analizza le singole parti e di queste documenta similitudini, differenze, varietà. Si riporta un esempio che spiega anche come si arrivi alla consultazione dell’Abaco, e a quei “consigli” di cui il tecnico dovrebbe avvalersi nei progetti riguardanti il Centro Storico. Alla voce portoni nell’ “analisi degli elementi caratterizzanti” si legge: “Il portone in legno rimane il serramento tipico dell’accesso principale su strada, sia delle case civili, sia delle case coloniche. Introduce solitamente ad un vano quadrangolare, coperto in legno e portato da travi in rovere a vista, suolo in cotto o in pietra. La qualità dell’essenza è generalmente povera (abete, pino), dato che, in particolare per le case civili, il portone veniva dipinto del colore dei serramenti esterni (persiane, altri accessi su strada). Il portone è esteso all’intero fornice, aderendo perfettamente alla centinatura del medesimo; si compone di due ante, con portello pedonale, generalmente posto sull’ante destra. I cardini, le spranghe, e tutti gli elementi che ne costituiscono la chiusura, sono in ferro minerale e non, ad eccezione di serrature e maniglie (sul portello) sostituite nel Novecento. Sono riscontrabili varie fogge, riconducibili a tre tipi ricorrenti: portoni a doghe orizzontali, evidenziate da scuretto, portoni i cui stilemi riprendono le modanature del portale, portoni i cui stilemi riflettono o riflettevano le caratteristiche esornative dell’edificio. Alla voce portoni dell’Abaco si riprende il dato fornendo indicazioni ai tecnici: "Solo in assenza di riferimenti esistenti da ricalcare, per le dimensioni, le sezioni, e il disegno dei portoni carrai ci si dovrà attenere alle forme tradizionali".
Segue integrazione grafica esplicativa.
3 - Rilevanze architettoniche e ambientali - Elenco
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4 - Rilevanze architettoniche e ambientali-comparto1
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5.1 - Rilevanze architettoniche e ambientali-comparto 2
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5.2 - Rilevanze architettoniche e ambientali-comparto 3
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6.1 - Rilevanze architettoniche e ambientali-comparto 4
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6.2 - Rilevanze architettoniche e ambientali-comparto 5
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6.3 - Rilevanze architettoniche e ambientali-comparto 6
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6.4 - Rilevanze architettoniche e ambientali-comparto 7
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7.1 - Rilevanze architettoniche e ambientali-Concesa
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7.2 - Rilevanze architettoniche e ambientali-Concesa-documentazione fotografica
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10.1 - Cartografia storica-catasto teresiano
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10.2 - Cartografia storica-catasto lombardo-veneto
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