Se da un lato storici e ricercatori hanno lasciato preziosi scritti e documenti sulla storia del nostro territorio, il patrimonio più importante che dapprima i cartografi, poi i pittori ed infine i fotografi ci hanno lasciato, è costituito dalle rappresentazioni visive che rendono più immediata e facile la ricostruzione del passato.
Questo prende valore e consistenza nei segni grafici e fotografici, consentendo così di seguire le mutazioni topografiche, di determinare sicuramente le ubicazioni di edifici e monumenti distrutti e lo stato antecedente a trasformazioni e restauri.
Le cartografie e le immagini sono quindi strumenti preziosi di indagine finalizzati a testimoniare, attraverso un vasto nucleo di materiale iconografico, luoghi e spazi fortemente modificati nel tempo o addirittura non più esistenti.
Il materiale permette a studiosi capaci e attenti di restituirci, attraverso una paziente ricerca condotta su una vasta documentazione grafica, la percezione di un passato che l’azione dell’uomo e del tempo ha trasformato, in alcuni casi in maniera definitiva.
Dal Cinque all'Ottocento
Un passato da sfogliare
Chi apprezza l’amena Brianza ed è legato alla propria terra, può avere la possibilità di apprezzare una raccolta di vedute che sicuramente potrà consolidare quel legame affettivo che si ha con questi luoghi carichi di fascino, di storia, di mistero, d’avventura e già decantati da romanzieri e storici, impressi da cartografi e incisori, e rappresentati da pittori.
E’ il passato di Trezzo; sono più di 120 tavole cartografiche antiche, risalenti agli anni tra il 1500 e la fine del 1800 a raccontare le vicende, i personaggi chiave e anche i misteri di Trezzo sull’Adda, centro ritenuto a buon titolo cuore di quel Medio Corso dell’Adda, teatro di tanti eventi del passato.
“Trezzo sull’Adda Cartografia e vedute dal Cinque all’Ottocento” è una pubblicazione prevalentemente visiva, idealmente divisa in tre parti. La prima racchiude cartografie, mappe, disegni del Cinque – Seicento; è quella più sconosciuta, più curiosa, più importante, sono i primi rilievi, all’inizio approssimativi e poi più dettagliati, del territorio trezzese. La parte centrale è costituita dalle prime vedute del Sette – Ottocento, opera dei più validi incisori lombardi e non solo, mentre la terza parte, l’Ottocento, è rappresentato dagli ottimi pittori capaci di fissare sopratutto un paesaggio, facilitati dai primi fotografi che riescono a impressionare le immagini su lastre di vetro.
A mettere insieme la preziosa documentazione che non ha precedenti sul territorio della Lombardia, racimolata in anni di ricerche nelle collezioni private, musei, archivi, ma anche su bancarelle e in mercati selezionati dell’antiquariato è Rino Tinelli, grande appassionato di storia locale considerato oggi a buon titolo il “Trezzologo” della nostra cittadina, e autore di altri lavori sul territorio.
Un’operazione certosina, con materiale frutto di una ricerca sorretta e stimolata da tanto amore e tanta passione durata almeno trent’anni.
Le carte sono state raccolte, selezionate, e commentate in duecentotrenta pagine stampate in quadricromia, poi confezionate in un volume formato album, con tiratura limitata e numerata.
Spiccano una veduta del castello di Trezzo in acquaforte su lastra di rame, realizzata dall’incisore Antonio Verico e tratta da un atlante storico illustrato dell’Ottocento. Un salto all’indietro nel tempo con una carta della Lombardia manoscritta su pelle, inchiostro e acquarello di Giovanni Pisato nell’anno1440: è la più antica mappa conosciuta in cui sia raffigurato il Castello trezzese con il famoso e poi distrutto ponte di Barnabò Visconti, che attraversava il fiume e ospitava sulla sponda bergamasca due torri fortificate. Una di queste torri è ancora raffigurata in un’altra carta, una mappa militare della Lombardia manoscritta su pelle e inchiostro da ignoto, risalente alla metà del XV secolo: il celebre ponte attraversava il fiume ad arco, e fu distrutto dal Carmagnola.
Una silografia del castello di Trezzo è raffigurata a grandezza originale ed è tratta da un’opera ottocentesca del Cantù, mentre un’immagine parziale del maniero, che ospita la tomba di Bernabò Visconti, è ricavata da una stampa inserita nel romanzo storico di Giambattista Bazzoni “Il Castello di Trezzo”, del 1827.
E poi ancora tre eccezionali disegni a china illustrano il Borgo di Trezzo nel 1762 allora feudo dei Cavenago, ed anche due semplici ma importanti disegni di Leonardo del 1512, uno dei primi rilievi dell’Adda del 1520, una meravigliosa cartografia dell’Adda a Trezzo redatta nel 1592 dal Clarici e alcuni “caldi” dipinti dell’Ottocento del porto sull’Adda, del castello, del Martesana, del ponte in ferro sull’Adda di fine Ottocento.
Iniziative editoriali come queste hanno il pregio di proiettarci per qualche istante in un angolo di mondo che credevamo di avere perso, distratti dall'incedere incalzante di un tempo e di una civiltà che non lascia tregua e che cancella ogni frammento di vita vissuta.
L'opera